L’Ecomuseo di Argenta si articola in tre sezioni museali e una naturalistica: il Museo delle Valli di Argenta, il Museo della Bonifica, il Museo Civico e le valli di Argenta ed è inserito come Stazione 6 nel Parco del Delta del Po. Il Museo Civico di Argenta trova la sua sede all’interno della chiesa di San Domenico. L’edificio è un bell’esempio di architettura quattrocentesca con mattoni a vista ispirata a modelli rossettiani e conserva ancora oggi il bel campanile con guglia in mattonelle di terracotta policroma. La chiesa era di proprietà della Confraternita dei Battuti Bianchi che nel 1495 la dona ai frati domenicani che si sono appena insediati in città. L’interno dell’edificio è a navata unica, affiancata da sei nicchie sopraelevate su ogni lato, che anticamente erano dotate ciascuna di un altare, di affreschi e decorazioni a stucco che purtroppo sono andati perduti a causa dello stato di abbandono in cui l’edificio si è trovato più volte nel corso della sua storia. Nel 1973 il Comune di Argenta stipula una convenzione con la Curia Arcivescovile di Ravenna per poter adibire la struttura ad uso pubblico, con l’intento di raccogliere tutte quelle opere pittoriche che si sono salvate dal bombardamento dell’aprile 1945 e renderle accessibili al pubblico.
Oggi all’interno del Museo Civico è possibile ammirare, oltre alla sezione pittorica, scultorea e lapidea, anche l’intera raccolta, suddivisa per sezioni, di tutti i reperti archeologici che sono stati rinvenuti nella zona limitrofa alla Pieve di San Giorgio e nei numerosi saggi di scavo effettuati dalla fine degli anni ottanta in varie zone del centro cittadino.
La Pinacoteca propone, in un arco cronologico tra XV e XVIII secolo, opere come la “Decollazione del Battista” di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino; la “Madonna in trono col bambino tra i Santi Lazzaro e Giobbe” di Benvenuto Tisi detto il Garofalo; il “Terremoto di Argenta” di Camillo Ricci; l’imponente trittico de “La nascita del Battista” di Marco Niccolò Balestri; il polittico di Antonio Aleotti, la “Fuga in Egitto” di Pietro Dulouvier maturato nella scuola del Reni, “Cristo nell’orto” di Domenico Fetti ecc.. e sculture di vari autori emiliani. Nel circuito artistico sono inclusi gli affreschi dell’abside della chiesa ospitante di San Domenico con le “Storie della vita di S. Giovanni Battista e i Dottori della Chiesa”.
La Sezione archeologica comprende i reperti provenienti dai siti indagati nel territorio argentano, dall’alto medioevo all’età moderna, proposti con ricostruzioni di ambiente e delle attività umane. In particolare con l’insediamento plebano di San Giorgio emerge un probabile preesistente insediamento ostrogoto, prima della riconversione del sito al culto ortodosso di VI secolo; testimonianza ne è una pregevole fibbia da cintura ostrogota, declinante a teste d’aquila, appartenente al vestiario funerario femminile; ed ancora il mosaico pavimentale dell’età della fondazione di VI sec. dall’ evidente manifattura ravennate e afferente alla cultura bizantina, con splendide anatidi in girali di acanto.
Ed ancora l’insediamento palafitticolo di Palmanova, posto ai margini della laguna, da cui emerge un’economia delle acque, con forte dominanza della pesca, ed un abitato dalle edificazioni tipicamente palustri costruite con la canna comune e le essenze igrofile del bosco planiziale.
Poi con il fossato di via Vinarola, riempito e arginato mediante la tecnica del paraduro estense, consente nel tardo medioevo l’espansione urbana di Argenta ben oltre San Nicolò. Interessante il ritrovamento della placca di pellegrinaggio proveniente dal monastero di Saint Gills in Francia, che attesta sulle rotte devozionali europee ed i traffici per vie d’acqua nell’entroterra padano, la collocazione strategica di Argenta e del Po di Primaro (oggi Reno) dotati probabilmente di scalo fluviale sin dall’anno mille.
Infine la collezione di ceramiche graffite provenienti da un butto di bottega rinvenuto presso un’antica osteria del centro. La produzione di graffita è riscontrata in Argenta tra XVI e XVII secolo, sostenuta da una vivace tradizione di vasai; la presenza di oltre 30 stemmi ed iconologie araldiche rivela una committenza signorile e abbiente non solo locale, a fianco ovviamente di manufatti monocromi di uso domestico comune.
Il visitatore si trova quindi di fronte ad una vasta gamma di fonti, iconografiche e materiali, che mantengono vivo il sottile legame che collega Argenta al suo passato ricco di storia che sembrava quasi irrimediabilmente perduto.
Orari Ingresso gratuito. Ingresso con visita guidata: intero 4,00€ – ridotto 3,00€ (solo su prenotazione per gruppi di almeno 5 persone). Accesso al di fuori dei giorni di apertura da concordare con la segreteria per gruppi di almeno 5 persone. Aperto sabato, domenica e festivi dalle 15.30 alle 18.30 nei mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, settembre ed ottobre. Chiuso tutti i lunedì non festivi, il mese di gennaio, febbraio, agosto, novembre e dicembre.
Recapiti 0532 808058
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