Alcuni brani di documenti dell’XI secolo citano una Pieve intitolata a San Giovanni “in cella Jovis”, ma fino a pochi anni fa non era possibile collocarla con certezza nel territorio a causa della scarsità delle indicazioni geografiche. Poi, due documenti del 1231 ritrovati dallo studioso Currado Curradi nell’Archivio di San Marino, hanno permesso di identificare la nostra Pieve con quella denominata “in cella Jovis”. Da queste carte sappiamo inoltre che la chiesa già nel 1231 è intitolata a San Giovanni Battista e che è posta in una località dal toponimo variabile o in evoluzione: da Cellaiovis a Cerazoli ed infine Cerasolo. Se l’ipotesi è esatta si potrebbe anticipare l’origine della comunità religiosa a prima di questi documenti del XIII secolo, forse anche all’VIII-IX secolo, momento in cui del territorio riminese iniziano a diffondersi le Pievi. La porta d’ingresso e la sovrastante finestra a lunetta, sono inscritte all’interno di un rettangolo definito da due lesene con frontone e tetto a due falde di chiusura. Altre due lesene si affiancano a quelle centrali. La scansione degli elementi architettonici della facciata è definita dall’utilizzo della bicromia (giallo e arancione). Il campanile invece è realizzato in mattoni faccia a vista. La chiesa, ad aula unica con due cappelle laterali, ha un’abside rialzata di un gradino e una sorta di galleria sopraelevata disposta dietro l’altare maggiore. Questa struttura, costruita tra il Settecento e l’Ottocento, ospita un organo fabbricato nel 1797 da Francesco Vasconi. Nella cappella di destra è conservato il fonte battesimale in pietra del 1572, a ricordo del diritto a battezzare esercitato per secoli dalle Pievi, sono inoltre presenti una Madonna con Bambino nonché opere pittoriche di Scuola Romagnola e bei paliotti un tempo posti sotto gli altari.
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