Nella seconda metà del XV secolo, i Padri dell’Ordine dei Servi di Maria danno avvio ai lavori di costruzione di una nuova chiesa e dell’annesso convento nel luogo ove sorgevano l’Ospedale e l’oratorio della Confraternita dei Battuti Neri. La costruzione della nuova chiesa, iniziata nel 1489, si conclude, presumibilmente, intorno al 1525. Nel 1707 i religiosi decidono di ammodernare l’edificio, impostando sulla muratura esistente otto possenti pilastri che conferiscono all’aula un impianto circolare e sostengono l’imponente copertura ellittica. Nel corso del XVIII secolo la chiesa viene dotata di un ricco apparato decorativo finché, in seguito alle soppressioni napoleoniche, nell’agosto del 1797 i Padri Serviti abbandonano definitivamente l’intero complesso. All’interno lungo le pareti si aprono sei altari ornati di stucchi e opere d’arte di pregio; fra queste si noti l’altare dell’Annunciazione con l’omonima pala (1533) di Marco Palmezzano (1463-1539). Nella cantoria collocata sulla porta d’ingresso le portelle dell’organo sono decorate nel 1576 dal pittore forlivese Livio Modigliani (1565-1606) mentre nel presbiterio, ai lati dell’altare maggiore, sono sistemate due grandi tele della fine del XVI secolo raffiguranti La strage degli Innocenti e Il miracolo del Monte Amiata, attribuite anch’esse al Modigliani. Sul fondo, il catino absidale è ornato da stucchi e pitture settecentesche; pregevole il coro ligneo, con intagli e intarsi, realizzato nel 1726. Sul lato meridionale del presbiterio si apre la Cappella del Cuore Immacolato di Maria, fatta erigere dai Battuti Neri nel 1634: le decorazioni che ornano la piccola volta e le due lunette sono opera del pittore forlimpopolese Paolo Bacchetti (1848-1876). Qui è custodita, entro una teca, la predella d’altare attribuita a Marco Palmezzano (o alla sua bottega). La Chiesa dei Servi è oggi parte integrante di Casa Artusi, centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica.
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