Luoghi d'arte

Pennabilli – Orto dei frutti dimenticati e rifugio delle Madonne abbandonate

Realizzato nel 1989, l’Orto è il primo intervento voluto a Pennabilli da Tonino Guerra, non è un orto botanico, ma un Museo. Fu realizzato con il contributo delle associazioni Mostra Mercato Nazionale dell’Antiquariato, Amici della Valmarecchia, Pro Loco Pennabilli, e con la collaborazione dell’amministrazione comunale e allestito su un terreno appartenuto, un tempo, ai frati missionari del Preziosissimo Sangue, adiacente al monastero. Senz’altro quest’orto è stato uno tra i primi in Italia. L’orto è stato realizzato con la consulenza scientifica di Carlo Pagani, vivaista di Flora 2000 di Budrio, che ha donato piante da frutto e specie arboree oggi scomparse e appartenenti alla flora spontanea appenninica.

Nella veranda all’ingresso dell’Orto ci accoglie un’immagine di Tonino Guerra, e l’invito poetico a compiere un gesto di gentilezza e di rispetto verso la natura. Sulle vetrate sono impressi alcuni colorati dipinti. Oltrepassata quest’area, compare uno spazio di favola compreso fra la parete scoscesa ed aspra della Rupe e lo scenario incantevole della valle del torrente Messa che si apre sullo sfondo. Gli alberi da frutto coltivati all’interno dell’orto comprendono antichi frutti della campagna appenninica: svariate specie di mele, la pera cotogna, il giuggiolo, l’uva spina, il biricoccolo, il sorbo, il nespolo, l’azzeruolo.

Ho pensato che fosse necessario un museo dei sapori per non dimenticare il gusto di quelle piante che stavano addosso alle vecchie case contadine e che oggi sono scomparse – spiega il poeta. Un piccolo museo dei sapori per farci toccare il passato, perché è bello avere in bocca i sapori che gustavano i nostri nonni. Gustarli può essere un tramite poetico per ricordare il passato, perché conoscere la nostra storia è una risorsa indispensabile per andare incontro al futuro, ripeteva instancabilmente il Maestro.

La manifestazione Gli antichi frutti d’Italia si incontrano a Pennabilli voluta e ideata da Tonino Guerra, che si tiene ogni anno a fine settembre a Pennabilli, celebra proprio questi aspetti: la sapienza contadina, la biodiversità, il rispetto della natura. Con il tempo l’Orto si è arricchito di altri arbusti, come le Buddleie con i loro fiori a grappolo colorati di viola e rosa, che compongono il Sentiero delle farfalle attirando generosi questi meravigliosi insetti.

A sinistra dell’ingresso, si erge l’Arco delle favole realizzato dallo scultore riminese Giò Urbinati, rivestito in ceramica multicolore e il Bosco Incantato per perdere la memoria e ritrovare il giorno più bello della tua vita.

Superato l’arco, si incontra La voce della foglia, una semplice fontana realizzata in legno di quercia, a forma di foglia, tema ricorrente nella produzione artistica di Tonino Guerra. Le venature sono costituite da tubi di rame da cui zampilla l’acqua che, ricadendo su una vecchia macina da sale, dà voce alla foglia. Questa opera, è una sorta di omaggio alle piante, (così come la frase Buongiorno signor albero all’ingresso accanto al ritratto di Tonino Guerra), ed è stata realizzata da un gruppo di giovani pennesi, “il Gruppo del ferro“, su progetto dell’artista ravennate Luigi Berardi.

Poco distante è collocata la Porticciola delle lumache opera dello scultore Aldo Rontini, così definita perché destinata a non essere mai aperta. Questa piccola cappella è dedicata al celebre regista russo Andrej Tarkovskij al quale il maestro Tonino Guerra era legato da un rapporto di la voro ed amicizia. La facciata, disegnata dall’architetto pennese Celio Francioni, è stata costruita con pietre di chiese diroccate, a ricordo dei muri santi che vivevano nel Montefeltro, a significare che se l’uomo vuole può ricostruire quello che crolla.

Sempre sul lato sinistro rispetto all’ingresso, è visibile la Meridiana dell’incontro, una scultura suggestiva e delicata. Nel primo pomeriggio, una scultura in bronzo, raffigurante due colombi, eseguita dallo scultore polacco Krzysztof Bednarski, proietta la propria ombra sopra una pietra bianca, e si trasforma nei profili di Federico Fellini, amico e collaboratore del maestro Tonino Guerra, e dell’attrice Giulietta Masina, moglie del regista.

Dall’orto è possibile accedere all’antico lavatoio del paese le cui pareti sono state tappezzate da formelle in ceramica in cui poeta ha voluto segnare il passaggio del tempo attraverso i pensieri che i mesi dell’anno richiamano alla sua mente: le Parole dei mesi. La ceramista Muky, faentina d’adozione, (Wanda Berasi) ha accompagnato le parole del poeta da segni decorativi e immagini stilizzate.

Sul tetto del lavatoio è situata la Meridiana orizzontale, indicante le ore europee, le stesse in vigore al giorno d’oggi. Lo stilo o gnomone che proietta l’ombra del sole sulla piattaforma in cui sono riportate le ore, è il corpo stesso della persona che si colloca nel settore del mese in corso. È ispirata al metodo più antico ed immediato di valutazione del tempo, perché effettuabile anche in assenza di strumentazione; è quello semplice ed elementare che si basa sulle ombre proiettate dagli oggetti nelle varie fasi della giornata. Questo ”orologio umano” è l’unica meridiana in cui lo gnomone non è fisso. L’opera è stata eseguita dal ceramista Giovanni Urbinati. Nel contesto della meridiana sono stati inseriti due rosoni di ceramica, eseguiti dallo stesso artista, rappresentanti la luna ed il sole, nei punti che corrispondono all’alba e al tramonto. Il percorso delle meridiane prosegue nel centro storico.

L’orto contiene altre installazioni come le Casette dei colombi in legno colorato appese alle parete rocciosa per dare rifugio a questi messaggeri a cui anticamente l’uomo affidava i suoi pensieri d’amore, di pace, di guerra, o il Villaggio degli uccelli uno dei Progetti sospesi di Tonino Guerra, realizzato successivamente.

All’esterno dell’orto, una poetica installazione dal titolo La gabbia dei pensieri che volano. L’arco di San Filippo è decorato da formelle in ceramica che la scuola ravennate ha regalato al Maestro, gli uccellini in mosaico sono collocati tra i travi in legno a rappresentare una gabbia aperta.

L’orto non accoglie solo antichi frutti, ma anche sculture ed opere di artisti contemporanei e dello stesso Tonino Guerra. Appena varcata la soglia, sul muro di cinta, si può ammirare il Rifugio delle Madonne abbandonate, una raccolta di Madonne in terracotta policroma realizzate da ceramisti faentini e imolesi. Il poeta ha immaginato che le Madonne, accolte nelle cellette votive disseminate nei crocicchi delle strade di campagna, si rifugiassero in questo angolo sereno per sfuggire all’incuria dell’uomo ed alle offese del tempo. Questo vuole essere un modo per ricordare la loro esistenza ma anche per stimolare la loro salvaguardia.

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